Publisher's Synopsis
Questa raccolta, o meglio, catena di novelle ha un'antichità venerabile, e la sua origine, per usare una frase abusata, si perde nella notte dei tempi. Il solo fatto, che essa abbia sostenuto impavida l'onta dei secoli, e sia giunta fino a noi, è prova evidente della sua sana costituzione e della resistente vitalità. In un certo senso, la si vorrebbe considerare come un trattato di educazione a sistema esemplificato; benchè, a dire il vero, lo stesso titolo della raccolta non annunzi una morale eccessivamente scrupolosa: 'Pancha' vuol dir 'cinque', 'Tantra' significa 'astuzia'; e l'autore dei vari racconti, svolgendo la tela narrativa davanti ai suoi presunti principeschi discepoli, s'ingegna d'insinuar loro per tutti i versi che, nella lotta della vita, ogni difficoltà si risolve con l'accortezza, ogni ostacolo cade sotto i colpi dell'astuzia, ogni fine si consegue quando non si và molto per il sottile nella scelta dei mezzi. La teorica, com'è noto, fu rimessa in onore dal Machiavelli, il quale anch'egli si faceva consigliere di un principe; ed elevata a scienza di vita dal gesuitismo. Non già si vuol dire che proprio dal testo indiano del Panchatantra abbia attinto il Segretario fiorentino la prima idea del suo Principe; ma del libro egli aveva certo notizia, poichè esso aveva formato già prima il diletto e lo studio dei nostri trecentisti. Dal Panchatantra e da vari altri libri consimili, lasciatici dalla primitiva letteratura orientale, tradussero (forse non direttamente dal testo) e francamente imitarono il Boccaccio, il Lasca, il Sacchetti, e molti altri. La famosa 'Griselda della Giornata decima' del Decamerone, che tante lacrime ha spremuto dai cuori sensibili, risale per l'appunto a queste remote fonti della letteratura popolare indiana, e conta al suo attivo tutta una biblioteca di commenti, raffronti, critiche, trasformazioni drammatiche, pittoriche, musicali, etiche. Recentemente in varie Università del regno, la si è scelta come tesi di laurea, molti ingegni giovanili vi si son travagliati intorno, sforzandosi di escogitare qualche cosa di nuovo, o almeno di dire con forma apparentemente nuova quel che già più volte fu detto da altri. La singolarità di questi racconti è nella fattura, poichè essi s'intrecciano e si svolgono l'uno nell'altro, senza però generar confusione tanto è sottile l'artificio letterario del narratore. Anche la monotonia, che sarebbe da temere, è abilmente evitata in virtù della varietà dei casi, dell'ingenuità della narrazione, della freschezza delle immagini, della riuscitissima personificazione dei caratteri. Gli animali, indotti come attori del dramma, sono poco meno che umanizzati, tanto è lo studio posto nel ritrarne le virtù, i vizi, le attitudini, gli usi: per questo rispetto, unico poeta favolista che regga al confronto è il Krilow. Il Panchatantra, già tradotto in tutte le lingue europee, si presenta ora in veste italiana ai lettori italiani.