Publisher's Synopsis
Povertá una parola maledetta, un relitto che sgomenta, un fantasma che aleggia sulle nostre teste e che le recenti crisi economiche e sanitarie hanno brutalmente giocato nel reale della nostra quotidianeita´. La povertà sembra una cosa ovvia. Si può infatti pensare che la povertà sia, molto semplicemente, il contrario della ricchezza, la sua assenza e che, in quanto tale, si possa addirittura misurare. Nella realtà storica, l'evidenza della povertà sfuma in una serie di considerazioni che devono confrontarsi con lo standard sociale, con i rapporti tra i livelli di reddito cioé combinare due punti di vista distinti: quello dell'economista e quello delle parti coinvolte nel conflitto sociale. Nella nozione di povertà entra un'ampia serie di questioni e dimensioni che rendono equivocato ogni tentativo di definirla con precisione matematica, perché in essa si include sempre un termine di paragone che è influenzato dal modo di pensare sociale, tempo e luogo. Il tema della povertà, inevitabilmente comporta la distinzione tra i poveri e la povertà da una parte delle figure di volta in volta riconoscibili e riconosciute, filosoficamente, sociologicamente, demograficamente pensate e classificate in vista di un determinato trattamento da parte della Chiesa e dello Stato; dall'altra una condizione che quelle figure qualifica, ma anche travalica, spesso diventando qualcosa che trascende la struttura sociale o la storia; o viceversa trasformandosi in un problema, in una questione da discutere e alla quale opporre misure sociali e politiche capaci di sradicarla, di controllarla, di emarginarla. Dovremo comunque tutti noi adattarci ad avere meno risorse, come tempo fa ebbe modo di dire Edmondo Berselli in un suo saggio sull´economia giusta. La scelta è tra essere poveri nella consapevolezza della propria condizione storica e antropologica, da un lato, e dall'altro essere poveri nell'assoluta inconsapevolezza di ciò che è avvenuto, nella sorpresa dell'indicibile, e quindi soggetti a tutte le frustrazioni possibili. Occorre accingerci a costruire una cultura, forse non della povertà, bensì della minore ricchezza.