Publisher's Synopsis
Il poema è il racconto fantastico del viaggio compiuto da Dante tra l'8 e il 14 apr. 1300, attraverso i tre regni dell'oltretomba. Scopo dichiarato del poema è di riportare gli uomini sulla via del bene e della verità, mediante la rappresentazione delle pene e dei premi che attendono i peccatori e i buoni nella vita eterna. Il racconto, nel suo schema fondamentale, ha un preciso significato allegorico. Dante che, smarritosi in una selva, per uscirne è condotto prima da Virgilio a visitare l'Inferno e il Purgatorio, e poi da Beatrice alla visione dei beati e di Dio nel Paradiso, rappresenta l'anima umana che, caduta nell'errore e nel peccato, riconosce gli sbagli e se ne pente sotto la guida della Ragione o Sapienza umana (Virgilio). L'anima, così purificata, può poi comprendere le superiori verità della fede, sotto la guida della Sapienza divina affidata al magistero della Chiesa, cioè della Teologia (Beatrice), e pervenire alla beatitudine celeste e all'unione con Dio, che è il fine ultimo per cui essa è stata creata e a cui naturalmente tende.Gli studiosi ritengono che la Divina Commedia sia stata composta da Dante durante l'esilio (forse a partire dal 1304 o dal 1307); è inoltre probabile che le due prime cantiche siano state divulgate durante la vita di Alighieri, mentre il Paradiso venne pubblicato postumo. Quanto al titolo, è da osservare che nel Medioevo si era persa la nozione di tragedia e commedia come rappresentazioni sceniche; questi termini, quindi, indicavano semplicemente componimenti narrativi, che si distinguevano tra loro per diversità di contenuto (fine doloroso, personaggi socialmente e culturalmente alti, la tragedia; lieto fine, personaggi borghesi o popolari, la commedia) e per la lingua e lo stile (raffinati nella tragedia, più semplici nella commedia). La presenza nella Divina Commedia di toni e argomenti quotidiani, anche se mescolati ad altri elevati ed elevatissimi, portò pertanto Dante a scegliere di intitolare Comedìa il suo poema. L'aggettivo divina, usato per primo da G. Boccaccio, divenne parte stabile del titolo dopo la sua apparizione sul frontespizio dell'edizione veneziana del 1555.