Publisher's Synopsis
"Un'idea, un concetto, un'idea. Finché resta un'idea è soltanto un'astrazione. Se potessi mangiare un'idea. Avrei fatto la mia rivoluzione." Così cantava strepitosamente Giorgio Gaber nel 1973. Sì, la canzone dal titolo "Un'idea" fa parte infatti dell'album "Far finta di essere sani", uscito per l'appunto nel 1973. Un testo straordinario, profondo e divertente, valorante e distraente, un pezzo che ti entra dentro, che ti fa sorridere e riflettere al tempo stesso, perché questo, e molto altro ancora, è stato Giorgio Gaber (1939-2003). Un intellettuale impegnato, un uomo libero che ha creduto fino in fondo alla libertà tout court, un artista ineguagliabile, creatore di un genere tutto suo, inimitabile, che spaziando da un palcoscenico all'altro, dal teatro alla televisione, ha dato generosamente il meglio si sé, sempre e comunque, facendo scuola, essendo un apripista, battendo le strade che nessun altro aveva nemmeno intravisto. È così che avviene quando il talento c'è davvero, quando si ha veramente qualcosa da dire. E Giorgio Gaber ne aveva tante di cose, di idee, di concetti, di storie da raccontare, alla sua maniera, alla Gaber, insomma. Anche in questo periodo di difficile attualità, alle prese con una ripartenza a singhiozzo, dopo una lunga e necessaria quarantena, l'ascolto dei suoi brani può ispirare e fungere da volano per spiccare nuovamente il volo nel mondo, nella società post contemporanea così complessa e coniugata. Ad esempio il brano "L'illogica allegria", contenuto nell'album "Pressione bassa", uscito nel 1980, ci insegna a sentire e a non perdere quei momenti magici che si muovono dentro di noi nonostante tutto, nonostante i problemi quotidiani, gli affanni, le preoccupazioni, le incertezze del presente e del futuro; momenti nei quali a dispetto di tutto, appunto, una strana serenità ci invade, un senso della vita che ci induce a sorridere e a sentirci, quasi nostro malgrado, felici...